Lo smartworking non vale un panino

Lo smartworking ha tramortito le attività commerciali e la ristorazione nelle zone popolate di uffici. Dunque si deve ritornare al lavoro in ufficio, col cartellino a scandire il ritmo della produttività, per ritrovare il fulgore di prima. Il Pil dei paninii vale il +2%. Saremo mica così scemi da volerci rinunciare!

Il mirabolante dato sull’incremento di Pil viene da uno studio, citato ma non pubblico, che avrebbe convinto il Ministro Brunetta a fare innescare alla PA un’accelerazione verso l’inefficienza di prima.

Insomma basta Smartworking, si torna in ufficio. A fare che non si sa. Né si sa quale innovazione sia prevista sui processi, o quali argini all’inerzia mentale dei burocrati siano stati escogitati. L’importante è che a pranzo il dipendente pubblico timbri l’uscita per andare a comprare panino, bottiglietta (di plastica) d’acqua e caffé.

Lo studio citato dal Ministro non è stato reso pubblico. Tuttavia, sono diverse le ricerche pubblicate negli scorsi mesi e sembrano convergere su un dato: il Pil in meno delle tavole calde in centro è ampiamente compensato dal Pil in più dei locali e delle attività commerciali in periferia e fuori porta. Lo Smartworking ingenera indotti inattesi e sufficientemente ampi da essere rilevati dai radar della ricerca libera.

Dunque, ammesso che ritornare al pendolarismo fantozziano di prima – con la sua sconveniente produzione indotta di CO2 – non abbia un impatto negativo sul Pil, il semplice incremento di fatturato dei locali per travet non dovrebbe costituire l’obiettivo faro del Ministro della più kafkiana tra le burocrazie europee.

Il Governo, con i Ministri della Transizione Ecologica (Cingolani) e delle Mobilità Sostenibili (Giovannini), è impegnato a lavorare per ridurre la produzione nazionale di CO2. Ciascun individuo deve poter essere messo nelle condizioni di ridurre gli spostamenti e cambiare le proprie abitudini di consumo e di mobilità.
Cingolani e Giovannini indicano tra le soluzioni una organizzazione basata in maniera più sistematica sullo smartworking. Brunetta va in direzione contraria. Non sembra difficilissimo intuire quale delle due conduca verso un buco nero.

Se in principio fu il (fallimentare) tornello, ora è il cartellino. Il Ministro Brunetta non cambia metodo: guardare al sintomo invece che alla causa, trovare un rimedio ideologico che ha come unico effetto lasciare le cose esattamente com’erano prima, anzi renderle peggiori.

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