
Abbiamo ricevuto segnalazioni da persone che, dopo aver lavorato per mesi con profitto e soddisfazione in smartworking, vengono ora richiamate a rientrare in ufficio, senza nessuna ragione di servizio. Solo in nome di un generico e rassicurante ritorno alla “normalità”.
La novità, per qualcuno, è un paio di giorni al mese concessi per lavorare da casa. Questo, come sappiamo, non è smartworking.
Le persone il cui lavoro può già – poteva anche prima del Covid – essere svolto in modalità agile, cioè flessibile, e digitale, avvertono questo richiamo imperativo al rientro nei ranghi, come una coercizione irrazionale e ingiustificata, sotto ogni profilo. Vediamone qualcuno.
1 – Non ha senso andare ogni mattina fisicamente in ufficio per svolgere in presenza attività che si fanno in remoto – mail, documenti condivisi in cloud, riunioni in conference call – e che continueranno a svolgersi in remoto anche dal Pc in ufficio.
2 – Non ha senso andare fisicamente in ufficio e rischiare il contagio da Covid. Ricordiamo ai datori di lavoro che in malattia il lavoratore non lavora, e il lavoratore inattivo è una perdita per l’azienda.
3- Non ha senso tornare in ufficio e rischiare la quarantena – una o più di una volta. E in quarantena il lavoratore non può lavorare nemmeno in Smartworking. Anche questa è una perdita per il datore di lavoro.
4- Non ha senso costringere le persone all’irrazionalità del pendolarismo e alla inconciliabilità tra vita privata e professionale, per tornare in ufficio nella vana speranza che questo ri-affolli le città e i baretti del centro.
5 – Non ha senso costringere le persone a trascorrere intere giornate con indosso una mascherina, e passare il tempo a igienizzare maniglie e scrivanie, telefoni e tastiere. E sperare ogni sera di non essere entrati in contatto con l’agente patogeno.
Il ritorno in ufficio è un’emergenza!
Stai vivendo questa situazione? Scrivici!
Raccogliamo segnalazioni, informazioni e storie e ne parleremo qui con esperti e giuristi.
Vogliamo fare la nostra parte per impedire che Covid o no, invece di andare avanti con lo Smartworking si ritorni al passato del lavoro stupido!
Segnaliamo le proposte per non boicottare lo Smartworking inviate al Presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, da Arianna Visentini, ceo di Variazioni, Marco Bentivogli, ex segretario generale della Fim Cisl , il responsabile dell’Osservatorio sullo smartworking del Politecnico di Milano Mariano Corso, il giuslavorista Maurizio Del Conte, la manager Chiara Bisconti, l’avvocato Lorenzo Cairo.